0-99 Intervista: Chiara Castelli

Image

A tu per tu con CHIARA CASTELLI

Chiara Castelli si è laureata in Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione (Laurea specialistica) nel 2008 presso l’Università degli studi di Torino discutendo la tesi “Approccio e metodi di studio nella transizione all’Università: ricerca su un gruppo di studenti frequentanti il primo anno di Psicologia a Torino”. Ha collaborato durante il tirocinio post laurea da Novembre 2008 a Maggio 2009 con il gruppo di ricerca “Sviluppo Motorio e Linguistico dei bambini” del dott. Rizzolatti presso il dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Parma.

Si è specializzata nel 2011 con Master biennale in Psicologia Scolastica presso l’Istituto Firera & Liuzzo di Milano. Ha effettuato il Corso di perfezionamento post universitario “Tecniche comportamentali per bambini con disturbi autistici ed evolutivi globali” da Febbraio a Luglio 2011 presso l’Università di Modena e Reggio Emilia.

Si è specializzata in Psicoterapia Sistemica Integrata nel Dicembre 2015 presso la scuola IDIPSI di San Pancrazio (PR),  discutendo la tesiIl Gioco in terapia: curare le famiglie giocando? Strumenti, strategie ed emozioni in gioco”, tema che continua ad approfondire.

Come psicologa specializzanda ha lavorato da Dicembre 2012 a Dicembre 2013 presso il DAISM-DP di Parma al Centro di terapia familiare e nel Progetto Argonauti presso il reparto SPDC, Diagnosi e Cura, dell’Ospedale Maggiore di Parma, svolgendo consulenze psicologiche individuali e familiari ai pazienti del reparto. Lavora all’interno delle scuole del comune di Parma da Settembre 2009, operando soprattutto nel settore dell’integrazione scolastica.

E’ iscritta all’albo A degli psicologi-psicoterapeuti dell’Emilia Romagna ed esercita la libera professione dal 2012, collaborando con scuole, enti pubblici e privati.

Riceve privatamente presso lo studio FisioCenter a Collecchio ed il poliambulatorio Sirio a Fidenza.

Ambiti di lavoro:

  • consulenza nell’ambito della psicologia scolastica (disagio scolastico, difficoltà e disturbi di apprendimento, disturbi dello sviluppo, orientamento alla scelta scolastica)
  • sostegno alla genitorialità
  • psicoterapia individuale età evolutiva ed età adulta
  • psicoterapia famigliare
  • progetti di formazione
  • Qual è il tuo rapporto con il gioco?

1-0, per il gioco! In passato sono stata poco fortunata nel gioco (ho imparato a perdere) ma poi negli ultimi anni ho avuto la mia rivincita e ho iniziato a lavorare/ sperimentare giocando in terapia e piegando il gioco alle mie esigenze, se così si può dire. Quando gioco con i miei piccoli pazienti però perdo la maggior parte delle volte (a volte lo faccio apposta, lo ammetto), con i pazienti adulti invece gioco facile: molti si sentono spiazzati inizialmente, poi si affidano e scoprono parti di sé che si erano irrigidite. Nella vita privata mi continuo a stupire di quante cose ancora non so del gioco dei e con i piccoli. I miei figli (9 mesi e 3 anni) mi permettono di scoprire cose nuove di loro ogni giorno attraverso il gioco. La mente è davvero misteriosa e meravigliosa.

  • Da dove nasce il tuo interesse per il gioco?

Da adolescente ho lavorato come animatrice in Grest parrocchiali e centri estivi e ho scoperto la mia attitudine e passione per l’ambito educativo.  Ho iniziato a leggere, studiare e confrontarmi con i colleghi sul tema del gioco a 360°, passando poi a fare formazione ai giovani educatori. Il tema del gioco ed in particolare il Role play in ambito clinico l’ho approfondito meglio durante la specializzazione in psicoterapia, percorso in cui ho stravolto la mia vita rimettendomi totalmente io stessa in gioco.

  • Qual è il tuo gioco preferito e perché.

Il mio gioco preferito è Dixit. Trovo che abbia un potenziale di applicazione enorme, a seconda degli obiettivi con cui si utilizza. Personalmente uso le carte per costruire il Genogramma, albero genealogico famigliare ma si presta anche per descrivere metafore individuali e famigliari o transgenerazionali.

  • Se dovessi concludere la frase “il gioco come mezzo educativo e riabilitativo...” cosa diresti?

Apre le menti di chi gioca e allo stesso tempo di chi osserva il gioco nel suo processo.

  • Che ruolo ha il gioco nel tuo lavoro di psicoterapeuta?

Il gioco in consulenza o psicoterapia è il mio biglietto da visita. Mi adatto nella proposta a seconda di chi ho davanti e dell’apertura che sento al primo contatto. Sulla mia scrivania ci sono sempre un albero della vita stilizzato in legno ed un vasetto con un girasole giocattolo, che non smette mai di muoversi grazie ad un piccolo pannello solare.  Sono simboli di gioia e vita che mi porto dietro da quando ho intrapreso l’attività clinica in privato e credo rendano quella scrivania più accogliente per chi arriva portandomi spesso incertezze, problemi più o meno grandi e soprattutto il bisogno di essere ascoltati e accolti.

  • Basandoti sulla tua esperienza hai notato differenze tra una famiglia che gioca insieme rispetto a una famiglia che delega il gioco solo ai figli?

Ho notato che molti adulti hanno dimenticato che cos’è il gioco e cosa vuol dire giocare insieme, in coppia o in famiglia. Si accorgono poi di riscoprire le emozioni del giocare insieme al partner o ai propri figli e da qui parte il cambiamento ed il salto di livello verso una maggiore consapevolezza, il primo passo verso la remissione di eventuali sintomi di malessere individuale o famigliare.

  • Come il gioco riesce ad aiutarti nella tua pratica clinica?

Il gioco “commerciale” ed “educativo” lo utilizzo nella fase di prima conoscenza, per costruire da subito con il piccolo paziente una relazione di fiducia. Ho modificato poi alcune regole di giochi per esplorare meglio alcune competenze personali o semplicemente le capacità narrative legate alla storia autobiografica. Difficilmente utilizzo il colloquio nella sua forma classica dialogica. Con gli adulti sto utilizzando molto i mattoncini Lego, proponendo turni di gioco competitivo/ collaborativo o brevi compiti su temi specifici. A volte gioco anche io, altre volte mi comporto da Master (cfr. GdR).

Ho imparato che giocando e quindi “facendo” si sbloccano dei canali comunicativi e relazionali tra le persone. L’ho provato io stessa durante l’analisi personale ed il percorso di specializzazione. Mi piace sperimentare nel mio lavoro e se serve anche improvvisare in modo creativo.

  • Per concludere, da chi con i giochi li usa in ambito psicologico, che spunto vorresti dare al mondo ludico?

Mi piacerebbe molto che si riuscisse a collaborare maggiormente tra specialisti del mondo ludico, in quanto tutti appartenenti allo stesso macrosistema. Da psicoterapeuta sistemica e psicologa scolastica ho necessità di farmi “contaminare” da chi non è del mio settore, in questo senso ho molta “fame di conoscenza” e vorrei che fossimo in tanti così.

I contatti di Chiara:

cell.: 338 5682798

e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.